Una Manifestazione di Grande Successo dedicata a tutto il Whisky del mondo.
Oltre duemila etichette, decine di masterclass e seminari, diverse aree tematiche ed ovviamente, migliaia di visitatori. Tutto questo è stato il roma whisky festival VIII Edizione, che si è svolto lo scorso 2/3 marzo a Roma, come consuetudine presso il Salone delle Fontane all'Eur.
I nostri lettori più affezionati certamente ricorderanno il nostro articolo dell'anno scorso, dedicato alla VII edizione, come anche sapranno che ci siamo occupati di Whisky già altre volte Qui e Qui, quindi non si stupiranno vedendo che abbiamo partecipato anche questa volta.
Uno dei motivi che ci spingono è l'interesse generale che suscita il whisky presso il grande pubblico ed un altro possiamo ritrovarlo nella nostra personale convinzione che il whisky rappresenti un Eccellenza in se, figlio com'è di una lunga tradizione, di antichi procedimenti e di quell'alone di magia che ne caratterizza la produzione.
Naturalmente, anche quest'anno non abbiamo alcuna pretesa di poter “coprire” l'evento in modo organico, ma solo di segnalarlo a chi voglia avvicinarsi all'affascinante mondo di questo distillato. Questa volta, in più, abbiamo voluto segnalare in particolare alcuni marchi “esotici” che tra i conoscitori hanno già i loro molti estimatori, ed anche alcune chicche come l'unico produttore italiano e la rinascita di una distilleria nel Galles dopo oltre cento anni d'assenza.
Un po' di Giappone
Quando parliamo di “esotici” noi intendiamo Giapponesi. Chi conosce il whisky certamente non si stupirà, perché sono marchi che già da decenni sono diffusi ed apprezzati in tutto il mondo, ma è innegabile che il neofita si possa stupire venendo a conoscenza del fatto che il whisky non è solo un prodotto europeo ed americano.
Facendo uno strappo alla regola, ne abbiamo anche assaggiati alcuni (difficile infatti, almeno per noi, andare oltre una decina) per avere un'idea delle caratteristiche di base di ciò che viene dal Sol Levante.
Per nostra fortuna, è venuto in nostro aiuto Roberto D'Alessandro, brand ambassador di Meregalli che ci ha illustrato con dovizia di particolari tre importanti “blend” e precisamente, due di Akashi (Blended e Meïsei) ed uno di Yamakazura.
Abbiamo così potuto notare come la tipica filosofia giapponese, tendente alla perfezione ed al minimalismo, porti alla creazione di prodotti che hanno un impatto meno “aggressivo”, ma più “armonioso e rotondo”, rispetto ai classici scozzesi ed americani. In secondo luogo, dobbiamo sottolineare come, nei primi due casi, si tratti di blend comprendenti diverse percentuali di whisky di cereali e di orzo maltato (70 -30% per l'Akashi Blended e 55-45% per il Meïsei, mentre nello Yamazakura sono variabili).
Notevole ed apprezzabile in tutti i casi l'aspetto olfattivo, mentre al palato si distinguono principalmente la vaniglia nel primo, più presenti le spezie ed il rovere nel secondo, mentre è più fruttato, con note di pera ed agrumi il terzo. Decisamente dei prodotti interessanti e che valeva la pena conoscere.
Il Ritorno del Galles
Già che ci trovavamo, D'Alessandro ci ha fatto assaggiare alcune etichette di Penderyn, la distilleria che nel 2004, dopo oltre cento anni, ha riportato la distillazione di whisky nel Galles, alla presenza del Principe Carlo d'Inghilterra.
La distillazione di questi Single Malts (noi abbiamo provato il Celt, il Legend ed il Madeira Finsh) avviene con un sistema particolare, esclusivo di Penderyn, a singolo alambicco e doppia colonna.
Nel primo caso, l'invecchiamento avviene in botti di rovere americano ed in seguito in barriques di whisky torbato di Islay. Nel Secondo, il rovere americano è seguito da barriques di Madeira. Nel terzo invece, la prima fase avviene in botti di Bourbon e la seconda nei barriques di Madeira.
Qui siamo in un campo decisamente più a noi abituale, come profumi e gusto, specie quando ci sono sentori di torba.
Continuando i nostri “tasting”, qualche ulteriore assaggio l'abbiamo fatto nello stand di Nikka, ma abbiamo volto dedicare le nostre ultime “energie” gustative all'unica distilleria italiana, che da qualche anno si dedica con continuità alla produzione di whisky.
Made in Italy
La Distilleria Puni (dal nome del rio che scorre in Alta Val Venosta) si è proposta infatti come obiettivo, quello di distillare Malt Whiskies di elevata qualità, che abbiano il meno possibile da invidiare ai tradizionali e blasonati scozzesi.
Favorita dalle particolari condizioni climatiche della zona e dalla presenza in loco di gran parte delle materie prime (segale e gran parte del grano, mentre l'orzo proviene da altre zone), l'azienda ha commissionato agli artigiani scozzesi due alambicchi in rame su proprio disegno ed ha iniziato così a distillare nel 2012, mentre dopo i canonici tre anni di invecchiamento, sono stati messe in commercio le prime bottiglie.
Il fatto di essere una “giovane” e motivata realtà si nota anche dalla scelta delle tipologie di invecchiamento. Noi infatti abbiamo provato il SOLE (due anni in botti di Bourbon e due in quelle di Sherry Pedro Ximénez), l'ALBA (tre anni in botti di Marsala di Sicilia ed affinato in botti di Islay) e VINA (dove il whisky matura cinque anni in botti di Marsala Secco di Sicila). I risultati sono stati decisamente interessanti e troviamo che sia, quella di Puni, una realtà da sostenere ed incoraggiare.
Dopo i numerosi assaggi, qualcosa dovevamo pur mangiare…. ed allora abbiamo approfittato per gustare qualche Belon proposta nello stand di I Love Ostrica nel settore Mixology del Festival. Il gusto di queste ostriche (dovuto al particolare luogo di allevamento) ci ha fornito così anch'esso una dose di tannini da apprezzare, per non perdere l'abitudine rispetto ai whiskies.
Di seguito, qualche altra immagine, solo per rendere l'idea della varietà di whisky presenti al Festival!
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