Grandi vini tra Lazio, Umbria e Toscana.
Organizzata da Carlo Zucchetti – Il Giornale Enogastronomico con il Cappello, si è tenuta lo scorso 5 maggio a Roma un'interessante manifestazione dedicata alla produzione vinicola (ed olearia) di una zona ben specifica (la Tuscia), posta tra l'alto Lazio, l'Umbria e la Toscana.
Un territorio che più o meno corrisponde all'antica Etruria e che ha tra le sue principali caratteristiche suoli – o terroirs – particolari: principalmente tufacei oppure alluvionali, dato che comprende sia zone vulcaniche – come i laghi dell'alto Lazio – che i bacini di fiumi come Tevere e Paglia.
Circa settanta le aziende che hanno risposto all'appello degli organizzatori, con un'ampia proposta di vini che andavano dai ben conosciuti “classici” della zona, come l'Orvieto, l'Est Est Est ed il Morellino, fino ad alcuni a base di vitigni del tutto inusuali, come l'Alicante o il Malbec…. decisamente non proprio “tipici” di queste terre.
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Difficile, come sempre in questi casi, fornire ai nostri lettori un quadro sistematico e completo dell'offerta presente – per non parlare dell'olio, volutamente trascurato dato che non amiamo degustare contemporaneamente molti vini ed oli nella stessa sessione – per cui ci siamo concentrati sull'assaggio a campione di alcuni classici e, soprattutto, dei vitigni meno tipici e di alcune “chicche” da rari autoctoni o particolari interpretazioni di quelli più usuali.
Iniziamo quindi segnalando l'Est Est Est Montefiascone DOC “Terre de' Puri” di Villa Puri e l'Orvieto Classico Superiore DOC “Lunato” della Tenuta Le Velette. Oppure, le diverse interpretazioni di Chardonnay fornite da Paolo e Noemia D'Amico con il “Falesia” ed il “Calanchi di Vaiano“.
Notevole anche il Sauvignon “Enos I” di Tenuta Montauto.
Tra i rossi classici, sicuramente da segnalare il morellino di scansano “Ciabatta” DOCG di Erik Banti. Ma è proprio tra i vini rossi che troviamo apprezzabili esperimenti come il Malbec e l'Alicante, nelle diverse interpretazioni fornite da Santoiolo, oppure il raro Cannaiola, che cresce nella zona di Bolsena, nelle due proposte di San Lazzaro con il “Vignola“, e “Martino IV” di Castelli. Leggermente più amabile il primo, più secco il secondo.
Per finire in bellezza, non possiamo non citare lo spettacolare “Muffa Nobile” (immagine di apertura) Orvieto Classico Superiore, prodotto da Tenuta di Salviano, già ben conosciuta dai nostri lettori in quanto presente nel nostro Speciale Rosè. Le uve botritizzate, raccolte in vendemmia tardiva nella zona del Lago di Corbara sono inserite come tipologia nel disciplinare della DOC orvietana e forniscono un “nettare” unico, da meditazione o da abbinare con particolari formaggi.
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